Negli ultimi anni il digitale ha investito diversi settori, aprendo nuove possibilità e modalità per far business. Se questo processo si è dapprima avviato in maniera moderata, a seguito della pandemia del 2020, il digitale ha subito un’importante impennata, trasformando quelli che sembravano lenti cambiamenti in veri e propri nuovi paradigmi.

Questa rivoluzione ha toccato anche il settore dell’export, dando vita da un lato a quello che oggi chiamiamo digital export e, dall’altro, all’evoluzione della figura del temporary export manager in digital export manager. Ma che influenze ha subito il settore e come si è sviluppato questo importante cambiamento? Andiamo a vedere nel dettaglio l’importanza della figura del digital export manager e cosa può fare per te e il tuo business.

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L’evoluzione del digital export in Italia

Per comprendere come nasce il digital export e la figura del digital export manager è necessario fare un passo indietro. Nell’agosto del 2020 il Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale (MAECI) ha emanato un decreto che destinava contributi a fondo perduto alle imprese che avessero implementato progetti di digital export e, più nel dettaglio, progetti di digital export management, ovvero gestiti da temporary export manager (TEM) con competenze pratiche nella gestione degli strumenti digitali.

È in questo momento che nasce la figura del digital export manager.

Nel momento in cui i termini digital export manager e digital export sono entrati all’interno del mondo imprenditoriale, in Italia si è assistito a una sovrapposizione di ruoli, con agenzie web che proponevano servizi di export e TEM che proponevano servizi di web marketing, facendo perdere di vista un tema fondamentale per il mondo imprenditoriale: il rispetto dell’identità professionale.

Ma cosa intendiamo per identità professionale? L’insieme di competenze che determinano cosa una persona o un’organizzazione sa fare bene, e cosa non sa fare bene (attenzione, non solo che “sa fare”, ma che sa fare “bene”). In assenza di identità professionale nasce una corrente di “tuttologi” che è molto pericolosa per le imprese.

Oltre a questo momento di sovrapposizione, il decreto del digital export ha però dato il via anche ad un altro grande filone, questa volta positivo. Grazie alla rapida diffusione del termine digital export manager, molte aziende hanno iniziato a ripensare all’attività di export in modo differente, con maggiore propensione al cambiamento e all’introduzione di nuove metodologie o pratiche.

Partendo da questo cambiamento culturale, il modo di fare export è diventato ancora più completo ed interessante, grazie all’integrazione all’interno dei progetti di export di nuovi strumenti digitali, come:

  • Video call con clienti o fornitori in tutto il mondo;
  • L’utilizzo di piattaforme settoriali di matching, soprattutto b2b
  • Strumenti di analisi dei flussi delle merci che analizzano i migliori mercati esteri
  • La creazione di contenuti web che raccontino i punti di forza dell’azienda all’estero
  • L’utilizzo dei social per generare lead esteri;
  • Campagne Google mirate su determinati mercati esteri;
  • ecc.

Nuove strategie di business con il digital export manager

Tutti gli strumenti menzionati, così come tutto ciò che permette di fare export, ha valore solo se inserito all’interno di una strategia pensata e realizzata dal digital export manager, che sia esso interno o esterno all’azienda. Per far sì che questa risulti efficace, è altrettanto importante affidare la gestione della strategia a professionisti del settore qualificati, ovvero coloro che fanno export tutti i giorni.

Scegliere di delegare queste mansioni a professionisti tecnici o del commerciale o agenzie web che non hanno però una visione completa e chiara di ciò che significa fare export rischia di vanificare i passi da compiere, rendendo la stessa strategia un piano inefficace e privo di valore.

Non deve quindi essere suggerita da “digital expert” che sì, conoscono bene gli strumenti digitali, ma non il mercato estero di riferimento e il contesto che lo circonda.

Chi è il Temporary Export Manager

e come può aiutare la tua azienda.

Temporary Export Manager

La sterile applicazione di tali strumenti senza una linea strategica orientata all’export, risulta uno sperpero di denaro, fiducia ed energia molto pesante. Per applicare una corretta strategia è necessario collaborare con le persone giuste, che abbiano la propria identità professionale in linea con gli obiettivi export dell’azienda.

Per fare strategia export, soprattutto nel B2B, l’identità professionale richiesta e da coinvolgere a livello strategico è quella del digital export manager, che ha il compito di capire in quali mercati poter applicare uno strumento digitale piuttosto che un altro, analizzando la cultura del mercato, dalla concorrenza e dal settore in cui l’azienda opera.

In TEM Plus il concetto di identità professionale è esaltato al massimo. I nostri digital export manager hanno una identità professionale molto pronunciata; sono infatti specializzati nello sviluppo commerciale di specifici mercati esteri e determinati settori di produzione. Inoltre, moltissimi manager della community sono specializzati anche nell’utilizzo di strumenti digitali per l’export progettati per il settore in cui operano, dalla meccanica, all’arredamento, all’architettura.

Rispettare la propria identità professionale significa quindi essere credibili. Questo concetto vale soprattutto oggi, in un contesto in cui nuovi lavori stanno nascendo, la cui credibilità dipenderà sempre dalla competenza e dalla preparazione delle persone che li offrono, con o senza digitale.

Damiano Santini

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