Come è ben noto, la situazione sanitaria che sta attraversando il nostro paese ha costretto aziende e lavoratori a ricorrere a sistemi differenti per poter portare avanti le proprie mansioni lavorative. Diffusamente si è ormai discusso del cosiddetto smart working, o lavoro agile. 

Il modello Smart Working per essere efficiente però deve concentrarsi non solo sulla tecnologia o sugli strumenti; è necessaria quindi una evoluzione, passando dal modello SMART WORKING all’approccio WORKING SMART.

Ma andiamo per gradi

Noi di TEM Italia ci siamo immediatamente attivati, nel momento in cui si è reso necessario, a trovare soluzioni intelligenti, appunto, smart, affinchè potessimo rimanere attivi e mantenere attiva l’intera rete di Temporary Export Manager che operano in territorio italiano e all’estero. 

Per noi non è stato difficile, poiché l’export management è un settore in cui questo approccio è utilizzato da anni; non a caso nella campagna #NOICISIAMO, ideata da TEM ITALIA, è stato utilizzato il termine: “Smart workers da sempre”. 

TEM Italia è perciò riuscita a sfruttare al meglio gli strumenti a disposizione in questo momento affinchè si potessero svolgere incontri virtuali tra i professionisti dell’Export.

Il nostro obiettivo, soprattutto in questo momento, consiste nel dare supporto a chi fa parte di questa grande squadra, permettendo scambi di opinioni e rendendo possibili incontri virtuali, nei quali è stato (e sarà) possibile condividere pensieri e confrontare esperienze e modi di reagire alla situazione che tutti stiamo vivendo. 

In questi termini, tali mezzi tecnologici si sono rivelati fondamentali.

Piattaforme quali zoom, microsoft teams, hangout e via dicendo, vengono adesso impiegate non solo da coloro che già le conoscevano, ma hanno allargato in maniera esponenziale il proprio bacino di utenze, arrivando a toccare settori in cui sembrava impensabile potessero essere applicate. 

Uno per tutti è il settore dell’educazione e della formazione, che, al momento, sembra essere uno di quelli che è in grado di sfruttare e beneficiare maggiormente di queste nuove modalità di insegnamento. Ma fino a che punto?

I presupposti per poter svolgere ognuno il proprio lavoro sembrano esserci, purtroppo, però non tutti sono disposti a “cedere” alla tecnologia, soprattutto quando viene percepita come un’imposizione. Quindi si potrebbe quasi affermare che il lavoro agile è per tanti, sì, ma è anche necessario ammettere che non è per tutti.

Per diverse persone il ricorso (e la rincorsa) alla tecnologia viene soltanto visto come momento di passaggio, uno strumento “scomodo” di cui disfarsi il prima possibile per tornare a lavorare in maniera canonica, nonostante l’ideale per le aziende sia apprendere e sfruttare al meglio le potenzialità finora inespresse di questi mezzi tecnologici per poterle applicare in seguito, sulla base delle proprie esigenze. 

Infatti, non va dimenticato che questo tipo di approccio al lavoro si trasforma in risparmio di tempo e denaro: basti pensare alle diverse modalità disponibili per fissare e svolgere incontri e riunioni che, non avvenendo fisicamente, non generano costi in termini di trasferte e dispendi di tempo per recarsi da un luogo all’altro. 

Tuttavia, superati i pregiudizi da parte degli utenti, questi ultimi si devono scontrare con la realtà dei fatti, ovvero che tali mezzi, seppur innovativi, non godono di una solida base in termini di struttura. Infatti le connessioni Internet non arrivano in maniera omogenea in tutti i luoghi e i guasti sono dietro l’angolo. 

È quindi necessario riconoscere i limiti di questi strumenti innovativi che non sono solo tecnologici.

Sicuramente per far si che a beneficiare di questo sistema sia il maggior numero di persone possibile, è necessario, in primis, migliorare la rete di infrastrutture che permette agli utenti di usufruire degli strumenti tecnologici. Ma questo non è sufficiente.

E’ fondamentale cercare di (ri)educare i fruitori di tali servizi, con un focus non sulla tecnologia ma sull’approccio. E’ necessario uscire dalla logica strumentale dello SMART WORKING e sposare invece un più ampio approccio che evolva nel WORKING SMART.

WORKING SMART significa prima di tutto apprendere il più possibile dal momento critico che ognuno sta attraversando, conoscere con più profondità gli strumenti tecnologici a disposizione della comunicazione, ma cosa più importante è tener ben presente che per fare azienda non è sufficiente un pc, una macchina computerizzata, un robot di un centro di lavoro o una scrivania.

La storia economica ci ricorda che la rivoluzione industriale è nata per unire le competenze sotto un unico tetto, per fare comunità, per creare relazioni durature (sia professionali ma anche personali).

Oggi che possiamo fare questo anche a distanza, grazie agli strumenti di SMART WORKING, non dobbiamo però mettere in secondo piano il valore umano.

Solo comprendendo questa differenza, maturando un senso di lavoro e di impegno più ampio, si potrà continuare a fare azienda da SMART WORKING, ma con un approccio WORKING SMART, che vada oltre la tecnologia e continui a valorizzare il confronto e la comunicazione, anche se siamo più distanti. 

Penelope Piretti

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