Sono intervenuto all’evento Disegniamo il Futuro dove mi hanno chiesto di raccontare l’innovazione nel mondo dell’internazionalizzazione.

L’internazionalizzazione è un tema molto attuale. Spesso si parla dell’internazionalizzazione come il driver, insieme all’innovazione, per rilanciare l’economia italiana.

Può risultare facile pensare che internazionalizzazione ed innovazione vadano quindi a braccetto.

Vi assicuro che non è facile fare innovazione nel mondo dell’export.

Imprese che esportano e società di servizi del settore, sono spesso ancorate a modelli e strategie di internazionalizzazione classici e sono poco aperti al cambiamento.

Quante volte, ad esempio, avrete sentito descrivere l’export come la sola partecipazione alle fiere.

Molti soggetti si comportano in un certo modo perché “si è sempre fatto così”. Evidentemente non hanno avuto l’opportunità di confrontarsi concretamente con altre persone ed ottenere quindi un punto di vista diverso rispetto al loro.

Il motivo principale? La mancanza di tempo.

Fortunatamente c’è anche una parte di Italia che innova

Non essendo un tecnico tralascio l’innovazione di prodotto e processo che, in ogni caso, per essere utile all’export dovrebbe tenere conto dei bisogni dei clienti sui mercati obiettivo.

La vera innovazione per l’export è quella in atto nelle persone e nella comunicazione.

Innovazione nelle persone

Peter Drucker nel 1959 prevedeva per il XXI l’avvento dei knowledge worker.

Oggi assistiamo alla crescita di figure come Export Manager e Export Assistant “in affitto”. Si tratta di professionisti, persone, che mettono a disposizione le proprie competenze di internazionalizzazione ed il proprio tempo alle aziende, operando come liberi professionisti.

I vantaggi sono 2:
– l’immediato inserimento in azienda delle competenze e dell’esperienza ricercate
– l’impatto limitato sui costi aziendali

Innovazione nella comunicazione

Può far sorridere ma ancora oggi la più grande innovazione nella comunicazione (per l’export) è la traduzione in lingua di sito e catalogo!

Sono tante le imprese che decidono di affrontare i mercati esteri ma non hanno materiale di presentazione tradotto. Ovviamente il primo passo per avviare un percorso internazionale è proprio quello di attrezzarsi. L’inglese è ormai un “obbligo”. Prevedere altre lingue, in funzione di quali sono i mercati obiettivo per il breve e medio termine, sarebbe l’ideale, talvolta anche solo per dare di sè un’immagine più internazionale.

Andando oltre, oggi è sempre più importante far si che siano i clienti a contattare noi e non viceversa. Ecco quindi che entrano in gioco i cosiddetti funnel (imbuti) di vendita: attrarre i lead, creare una community,  nutrirla, vendere.
Per gestire questo siamo passati dall’email automation alle App di messaggistica e chatbot.

Nel mondo export, in particolare nel b2b, rimane una forte sinergia con l’attività di contatto e la relazione personale: non basta creare una mailing list profilata per vendere ma saranno sempre necessarie delle azioni da parte dell’export manager quali confronto telefonico, visite, ecc.

Abbiamo poi quella che impropriamente ho chiamato Export 4.0:
– l’e-commerce è per molte imprese ancora oggi una conquista, in molti casi non ha senso une commerce proprietario bensì l’utilizzo di marketplace (ad esempio Amazon o Alibaba)
– le piattaforme b2b: bè se stai leggendo questo articolo ti trovi su temitalia.it, un esempio di piattaforma che consente l’incontro tra domanda ed offerta di Temporary Export Manager
– block chain: se fino a qualche tempo fa non riuscivo a vedere un collegamento con il bisogno di export delle piccole imprese oggi mi è chiaro che tecnologie come la block chain possono fare molto bene al nostro made in Italy, soprattutto in termini di tracciabilità, certificazione del prodotto e lotta alla contraffazione. Se è vero che il consumatore estero è ben disposto a pagare per un prodotto made in Italy, come ad esempio una bottiglia di vino, è altrettanto vero che lo stesso vuole la garanzia dell’origine e la qualità del prodotto. La block chain, da opportunità per i nostri produttori diventerà, tra qualche anno, un obbligo, ecco perchè qualcuno si è già attrezzato.

Infine, a mio modo di vedere, l’unica via per crescere e migliorare è stare a contatto con altre persone che, in modi e con finalità diverse, hanno a che fare con l’internazionalizzazione.
Frequentare altri imprenditori, scambiare opinioni – non necessariamente pagando una consulenza – consente di apprendere nuovi punti di vista e quindi nuovi modi di fare export e internazionalizzazione.
In altri ambiti, ad esempio il mondo digitale, questo approccio è ormai una prassi e dovremmo imparare da questi: l’applicazione di modelli di successo provenienti da altri ambiti è innovazione.
Ecco la vera innovazione: l’export per contaminazione!

Scarica i nostri eBook gratuiti

Ebook dedicati ad aziende e TEM che vogliono approfondire tematiche particolari su export e internazionalizzazione.

Contattaci per approfondire

Per qualsiasi domanda, dubbio o necessità, TEM PLUS è sempre a tua completa disposizione.