Uno dei prodotti made in Italy più amati nel mondo è un elemento base della dieta mediterranea: la PASTA, in ogni sua forma.
L’anno scorso, come riportato da Il Sole24Ore, l’esportazione italiana di pasta che già negli ultimi anni aveva conosciuto una certa crescita, ha vissuto un boom del 30%.

Uno dei comparti che è emerso essere ampio e promettente all’estero è quello della pasta ripiena.

L’export di pasta ripiena

Con un commercio mondiale che nel 2020 ammontava a 1.6 miliardi di euro per 2.74 €/kg in media, il mercato della pasta ripiena è sin dall’inizio degli anni 2000 in costante crescita. Infatti, come si può intuitivamente evincere dal grafico che segue elaborato dalla piattaforma ExportPlanning, nel primo decennio il commercio della pasta ripiena ha conosciuto un tasso di crescita medio annuo del 7.2% che nel secondo è leggermente diminuito a 5.9%.

Evoluzione del commercio internazionale
Evoluzione del commercio internazionale – Fonte: ExportPlanning.com

Secondo le previsioni della piattaforma, inoltre, nel periodo compreso fra il 2021 e il 2024 il mercato è destinato a crescere ancora, raggiungendo probabilmente i +7.4 punti percentuali. 

Contestualmente, i maggiori paesi importatori che nel 2020 sono stati: 

  1. Francia 
  2. Germania 
  3. Regno Unito 
  4. Stati Uniti 
  5. Canada 

Questi hanno mosso più di 600 milioni di euro (circa il 38% del totale) di cui più di 180 solo la Francia, sfioreranno gli 890 milioni su un totale di 2.16 miliardi.

Come è stato reso noto da Coldiretti Emilia Romagna, una curiosità interessante è che secondo i dati raccolti dalla National Pasta Association, negli Stati Uniti il 33% dei consumatori inserisce la pasta nella propria dieta tre volte a settimana, mentre il 77% almeno una.

Per quanto riguarda invece gli esportatori, l’ITALIA è prevedibilmente leader mondiale indiscusso, seguita da molto lontano da Cina, Austria e Belgio.

Le dimensioni del commercio di pasta ripiena del nostro paese, cresciuto nell’ultimo decennio del 6%, hanno raggiunto lo scorso anno i 573.8 milioni di euro per 3.25 €/kg mediamente, di cui 115 verso la Francia. Oltre a quest’ultimo, come si può notare dal grafico successivo, i principali mercati di vendita italiani sono Regno Unito, Germania, USA e Spagna, per un totale di 384 milioni di euro, il 67% del mercato.

Dati destinati a crescere nei prossimi anni.

export pasta dall'italia 2021
Principali mercati di vendita dell’Italia (Importazioni in milioni di euro, 2020) – Fonte: ExportPlanning.com

Svolgendo un’analisi di mercato, un dato interessante che un’azienda deve prendere in considerazione è certamente la quota di mercato che l’Italia detiene all’interno del mercato target.

Relativamente al mercato della pasta ripiena, ad oggi l’Italia sfiora il 60% della quota di mercato francese e lo supera ampiamente in Spagna. Detiene invece una quota di mercato del 55% nel Regno Unito, del 42% negli Stati Uniti e del 33.5% in Germania.

Vendere all’estero pasta all’uovo

Altro mercato, più ristretto ma, altrettanto promettente è quello della pasta all’uovo che nel 2020 ha raggiunto un volume pari a 510 milioni di euro per 1.60 €/kg in media.

Anche in questo caso e di nuovo prevedibilmente, l’ITALIA risulta essere il principale esportatore con un commercio di 184.3 milioni mediamente per 1.84 €/kg, seguita ancora da molto lontano da Arabia Saudita, Germania e Belgio.

Anche la pasta all’uovo sembra essere particolarmente apprezzata dai francesi, infatti il 17% dei prodotti italiani è destinato al loro mercato, subito seguito dal Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Paesi Bassi.

Quale metodo usano le dalle piccole e medie imprese che già esportano pasta?

Oggi molte piccole e medie imprese, senza precedenti esperienze internazionali, stanno sfruttando il trend di crescita per vendere nei mercati esteri.

Come fanno? 

Non operano in modo casuale ma applicano metodi manageriali grazie al coinvolgimento di professionisti “in affitto part time”, detti Temporary Export Manager (TEM).

Questo è il modo più economico e rapido per portare in azienda le giuste competenze in ambito export e internazionalizzazione. Il TEM, in breve tempo, consente di dotarsi dei giusti strumenti, ottenere le prime vendite e formare il personale in modo che l’azienda sia autonoma nel medio termine.

Laura Bandini

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