Quante volte la natura ci ha mostrato la strada con la più assoluta semplicità che la contraddistingue.

Ho passato l’adolescenza e buona parte della mia gioventù ad essere appassionato di cavalli; di loro mi affascinava l’equilibrio e l’eleganza attraverso la quale manifestano la potenza del proprio corpo.

Pur praticando con questi una disciplina equestre agonistica, caratterizzata da un rapporto con l’animale quasi “domestico”, non ho mai sottovalutato l’istinto selvatico appartenente alla natura di questo animale. 

Ultimamente mi sono trovato in uno stato riflessivo riguardo alla mia professione manageriale, che amo, e che in qualche modo ricollego allo sport e all’animale che più ammiro.

La domanda quindi sorge spontanea:

Cosa c’entra un cavallo con l’export?

C’entra, eccome, e la parola che lega i due concetti è: natura.

TEM ITALIA è una creatura che sta prendendo sempre più forza e che attraverso la sua missione vuole portare competenze manageriali per l’export nelle aziende che ne hanno bisogno.

Il tutto, nel rispetto del mondo in cui è inserita, nel quale, a una velocità indicibile, tutto può cambiare: strumenti, strategie, persone, tendenze .

Ma andiamo per gradi.

Nel contesto economico attuale lavorare è difficile, è importante dirlo. 

Mai come oggi le decisioni prese in merito ad un investimento sono soggette all’analisi esclusiva del profitto

Il fine ultimo di una azienda, o di un investimento, non è però creare profitto per gli azionisti, ma adattarsi al cambiamento, innovare e sopravvivere nel tempo, proprio come accade a qualsiasi essere vivente.

Il profitto è necessario, ma deve essere visto come un mezzo e non come un mero fine esclusivo.

Ma torniamo al mondo dell’export.

Fare export oggi per un’azienda è una priorità dettata da molteplici fattori, ad esempio la necessità, oggi ancor più sentita, di diversificare il rischio nei mercati esteri al fine di fronteggiare andamenti anomali dell’economia.

Tuttavia, questa priorità non si deve trasformare in fretta di ottenere il profitto, poiché la fretta è il nemico numero uno di una vincente strategia aziendale.

I risultati arrivano, se il percorso è ben strutturato e la strategia risulta flessibile.

Un esempio di questo concetto è l’export digitale, oggi centrale per lo sviluppo dei mercati esteri.

Export digitale è un termine che se vogliamo è diventato “di moda” durante la pandemia, ma che da anni ha una importanza sempre più crescente e che negli ultimi mesi ha subito un’accelerazione improvvisa, dettata dalla necessità di fare business.

L’export digitale incarna però nella sua natura un concetto potenzialmente distorsivo, ovvero quello di abbinare l’immediatezza dello strumento alla velocità dei risultati.

“Grazie all’export digitale sarà più veloce ottenere risultati e incrementare le vendite all’estero e avere profitto”

Nulla di più falso!

Perché in questo modo si distruggono quegli sforzi e quella resilienza che deve essere il pane quotidiano per “fare export”, per giunta perdendo fiducia nelle azioni impostate in precedenza.

L’export digitale va implementato con una strategia e una buona pianificazione, senza sostituire il lavoro fatto in precedenza con le necessarie competenze manageriali.

Non si può sopprimere una naturale tendenza alla relazione con “l’altro” maturata in migliaia di anni di evoluzione naturale ed essendo la relazione interpersonale così importante nel mondo dell’export per interagire con altre culture, modi, regole, pensieri, gusti,  ecc., talmente vari quanti l’universo.

Tuttavia, essendo parte di un contesto in continuo mutamento tutti noi sentiamo l’esigenza di evolverci per sopravvivere e, per fare ciò, abbiamo il compito di utilizzare la nostra intelligenza ed assumere consapevolezza di come impiegare strumenti digitali e l’intelligenza artificiale per fare business, ma con cura e nel rispetto delle persone. 

Nello specifico, a livello professionale, è prioritario essere sinceri nel “vendere” questi strumenti, come è giusto che vengano definiti, come un aiuto/supporto alla strategia aziendale per l’export; una strategia che quindi non può bypassare le competenze manageriali e il piacere di una comunicazione tra persone, che è naturale!

Perciò, abbiamo il dovere morale e professionale di presentare al cliente una proposta di export chiara e concreta, di mettere a terra la strategia, indicando all’azienda con precisione quali strumenti digitali si ritengono indispensabili da inserire nel progetto e quali sono idonei alla natura unica di ogni realtà aziendale, in relazione ai settori, agli interlocutori e ai mercati di sbocco.

Così come nella vita, anche nel contesto professionale è necessario far percepire il valore di ciò che si propone, calandoci ogni volta nella situazione, non facendo false promesse o utilizzando strumenti standard o fine a se stessi per mascherare una carenza di professionalità, competenza e umanità.

L’export in generale, e l’export digitale, devono avere queste basi per infondere fiducia nella proposta di valore sottoposta al cliente. 

La velocità e la tecnologia sono importanti, ma non devono rappresentare meramente la soluzione ad un serio bisogno di sviluppo dei mercati, poiché quest’ultimo dovrà basarsi sempre, e sempre di più, su competenze manageriali.

È  la nostra natura e non possiamo prescindere da essa in nessun contesto.

In definitiva, proprio come accade a qualsiasi essere vivente, l’export e le aziende devono ambire a cogliere il momento giusto per mettere in campo i propri strumenti, al fine di evolversi, in armonia con il contesto

Tutto questo, senza soccombere a forzature, imposizioni e tendenze o soggiogarsi alla fretta.

La chiave per una spontanea crescita, che si chiama sviluppo, sta nello sfruttare le proprie capacità al fine di trarre il massimo dei benefici dal contesto che ci circonda, ma non facendosi assorbire da esso!

Questa, a mio avviso, è l’unica strada per raggiungere, al galoppo, l’export del futuro.

Damiano Santini 

Co founder TEM ITALIA

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